La quarantena potrebbe avere effetti collaterali: “Oggi che giorno è?”

La quarantena potrebbe avere effetti collaterali: “Oggi che giorno è?”

Oggi che giorno è? Di quale mese? In che anno? È al capolinea la nostra routine. Nessuna sveglia impostata o che suoni all’impazzata nelle prime ore del giorno. Ora riusciamo persino a rispecchiarci di buon o cattivo umore in una moka di caffè che dura un’eternità. I primi giorni di quarantena, come avrete notato, eravamo turbati, ma anche super euforici tra tutorial di dolci e ricette, alla scoperta dei propri hobby e qualche challenge di musica. Tutto per sentirci meno soli. Arrivati alla quarta settimana, non siamo più gli stessi, è totalmente calato tutto il nostro entusiasmo verso gli obiettivi prefissati.

Abitudini spezzate e disordinate, è questa la principale problematica che emerge da quando la nostra quotidianità è divenuta statica e ci fanno compagnia una serie di frasi come “lo faccio dopo… anzi domani!”. Nel frattempo si scivola rapidamente da una stanza all’altra, da un display all’altro. Più pigri che mai, cosa ci lascerà questa quarantena?

“La vita non è né brutta né bella, ma è originale”. Tra le pagine del romanzo de “La coscienza di Zeno”, l’opera letterale di Italo Svevo del 1923 affiora questa frase che rispecchia l’attualità. Ci ricorderemo del 2020, anno in cui la vita per intere settimane è stata in grado di lasciare sul filo di un rasoio: famiglie, Istituzioni, medici ed infermieri, enti privati, commercianti, la scuola. Per le strade di tutto il mondo circola panico e tensione, con la speranza di tornare alla normalità, attraverso un abbraccio.

In questo periodo potrai renderti conto con i tuoi stessi occhi, che non esistono giorni belli o brutti, la vita è molto originale se usufruisci a pieno della creatività che ti appartiene in questa lunga quarantena.

Per il secondo appuntamento con la rubrica “La parola allo psicologo” ci ritroviamo col dott. Marchesi.

Dott. Marchesi, ben ritrovato, la nostra routine è completamente cambiata durante questa emergenza, è possibile riconquistare le proprie abitudini?

«Questa emergenza ha drasticamente cambiato la realtà attorno a noi comprendendo la nostra routine e le nostre abitudini. È innegabile. Ma siamo certi che in realtà in primis non siamo cambiati proprio noi stessi? Proviamo a ragionare.

Il cambiamento è processo che comporta diverse fasi. Scott e Jeff nel 1988 ne contavano almeno tre:

–        rifiuto iniziale,

–        resistenza,

–        esplorazione graduale ed eventuali compromessi.

Guardiamo ora la situazione italiana: molti hanno sottovalutato la pericolosità di ciò che stava per accadere. Di fronte a realtà e numeri (dalla Cina) inequivocabili. Una fase che potremmo definire di rifiuto iniziale. Tornando però a noi, molti dei miei clienti, pazienti (ed anche amici) mi chiedono come poter riconquistare ciò che era la “normalità”. Ed è particolare come fatto perché sono le stesse persone che prima dell’emergenza Covid avrebbero voluto drasticamente cambiare tutto della loro vita. Ho come l’impressione che questa sia una fase di resistenza di fronte alla realtà. Ovviamente però non tutto è da scartare. Per questo durante i colloqui ci siamo concentrati su ciò che ha acquisito valore in questo momento di emergenza. Per spiegare: di fronte ad una situazione così impattante, di fronte a concetti come la malattia, la sofferenza, la morte; le persone possono rivalutare valori e l’importanza nelle cose. Puoi comprendere come sapere che un tuo parente sta bene sia più importante della frenesia lavorativa. Puoi comprendere come sentire che i tuoi più cari amici siano preoccupati per te sia più importante che condividere un aperitivo con mille altre persone. Puoi comprendere come il sorriso del fruttivendolo sotto casa ti faccia stare meglio di mille luci accese durante lo shopping compulsivo. Qui riscopri ciò che è davvero importante. Qui capisci che il cambiamento ha riequilibrato i tuoi valori e che inizi a cambiare anche tu. Potremmo definirla un’esplorazione graduale e conseguenti compromessi.

Ed ecco che quando ti rendi conto di come ciò che hai attorno è cambiato e anche la tua parte più profonda lo è. Forse potresti aver accettato che qualcosa non tornerà come prima e che forse accettare come questo non sia del tutto un male».